Questo articolo di Elena Casirgahi è dedicato al dimagrimento nello sport, vale a dire alla riduzione del proprio peso corporeo ottenuta diminuendo la massa grassa e non la massa magra. Non si parlerà, invece, delle pratiche che vengono effettuate nelle ore o nei giorni immediatamente precedenti ad una gara, quelle pratiche che, per altro, non comportano perdita di grasso corporeo, ma innanzitutto la disidratazione e la riduzione del glicogeno muscolare ed epatico.
Introduzione
Quando ho conosciuto il Professor Arcelli ero un’atleta della Nazionale Italiana di Canottaggio e, sotto la sua guida, svolgevo il Dottorato di Ricerca in Dietologia Sportiva presso l’Università degli Studi di Milano. Gareggiavo nella categoria “pesi leggeri” e a dispetto della maggior parte delle atlete –e degli atleti- ero eccessivamente leggera. Le donne, infatti, che competono in questa categoria non possono superare i 59 kg mentre gli uomini i 72,5 kg. In quegli anni il mio peso oscillava tra i 54 e i 56 kg, insomma, una media di 55 kg nell’intera stagione agonistica. D
Durante il periodo invernale di preparazione, grazie a più intense e mirate sedute di allenamento per la forza muscolare, riuscivo a raggiungere i 56 kg, incrementando quasi esclusivamente la massa muscolare, ma appena iniziava la stagione agonistica il mio peso scendeva di nuovo a 54 kg, perdevo peso di cui una piccola porzione di massa grassa e una più significativa porzione di massa muscolare.
Troppo leggera, insomma, per gareggiare con successo in campo internazionale. Per questo motivo non ho mai avuto un buon feeling col vento: in caso di vento favorevole, volavo ma in caso di vento contrario le difficoltà ed il dispendio energetico aumentavano e la performance peggiorava rispetto a quanto potevo esprimere in situazione di vento assente. Essere, infatti, più leggeri rispetto al peso limite di categoria significa, indirettamente, favorire l’avversario.
La situazione opposta si presentava quando dovevo gareggiare su equipaggi multipli, dove ciascuna atleta non deve superare i 59 kg, ma al tempo stesso la media della barca deve essere di 57 kg. Alcune atlete dell’equipaggio avevano difficoltà a raggiungere i 59 kg, non riuscivano insomma a dimagrire; mentre altre, come nel mio caso, a calare di uno o due chili ma senza perdere efficienza prestativa.
Decisi così di affrontare la questione col Prof. Arcelli. In poco tempo, diventò per noi materia di studio e di ricerca del mio percorso di dottorato. Di questa materia già il Professore si era occupato negli anni precedenti scrivendo, insieme al Dott. Sorbini, “Magri e Forti”, ma per la prima volta noi ci approcciavamo a comprendere nello sport come dimagrire, cioè perdere massa grassa, senza perdere efficienza prestativa.
Lo studio e la ricerca relativi a questo tema sono divenuti poi negli anni conoscenza ed esperienza a supporto di alcuni atleti olimpici e olimpionici che, soggetti alle categorie di peso, dovevano rientrare nei limiti previsti e/o ottimizzare il loro peso forma, cioè dimagrire, a favore della prestazione sportiva, in particolare nelle discipline con traslocamento (es. corsa, triatlon) o nei salti.