Al contrario, i valori di forza massima espressa sia in termini assoluti (figura 5) sia in termini relativi (figura 6) non sono risultati significativamente correlati né al picco di velocità né a nessun’altra variabile presa in considerazione. L’altezza nel test di salto verticale è risultata significativamente correlata a tutti i tempi di percorrenza nei vari sprint (5-m, r=-0,48 p<0,002; 10-m, r=-0,66, p<0,001; 15-m, r=-0,72, p<0,001), mentre le correlazioni tra forza massima e sprint non sono risultate significative. Infine, è stata individuata una correlazione significativa ma moderata tra l’altezza nel test di salto verticale e i livelli di forza massima espressi in termini relativi (r=0,43, p=0,011).
Figura 5 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e i livelli di forza massima espressa in termini assoluti (kg) misurati tramite il test di mezzo squat in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.
Figura 6 Indice di correlazione e relativi limiti di confidenza tra il picco di velocità (m·s-1) misurato nel corso delle partite ufficiali e i livelli di forza massima espressa in termini relativi (kg per ogni kg di massa corporea) misurati tramite il test di mezzo squat in un gruppo di giocatrici di calcio di alto livello.
Discussione
Nel presente studio, per la prima volta, sono state analizzate le relazioni esistenti tra alcune misure di forza e potenza degli arti inferiori e l’attività fisica sostenuta in partita da calciatrici di alto livello. I risultati mostrano che sono state individuate forti correlazioni tra i tempi di percorrenza negli sprint di 10-m e 15-m e l’altezza nel test di salto verticale con il picco di velocità di corsa raggiunto in partita. Correlazioni moderate sono state evidenziate anche tra il tempo sullo sprint di 15-m e le fasi di elevata accelerazione. Non è stata individuata alcuna correlazione significativa tra la forza massima degli arti inferiori (1RM mezzo squat) e l’attività fisica fatta in partita. La mancanza di associazione suggerisce un effetto limitato di questa particolare qualità fisica sull’intensità e sulla quantità di corsa (almeno per le variabili considerate in questo studio) sostenute dalle calciatrici nel corso delle partite.
I risultati del presente studio sono in parziale contrasto con alcune ricerche effettuate in precedenza in cui sono state notate correlazioni significative tra livelli di forza massima isometrica e attività fisica fatta in allenamento nel corso degli small-sided games (Rebelo et al., 2016) o in cui è stata sottolineata l’importanza di buoni livelli di forza per sostenere specifiche attività calcistiche come le decelerazioni (de Hoyo et al., 2016). Infine, in uno studio condotto su calciatori professionisti, è stata sottolineata l’importanza dei livelli di forza per limitare l’insorgenza della fatica nel corso delle partite (Silva et al., 2013). Tuttavia, bisogna considerare che tutti questi studi sono stati condotti nel calcio maschile, di conseguenza le differenze di genere potrebbero spiegare le discrepanze nei risultati ottenuti nella presente ricerca rispetto a quelle passate. Inoltre, è importante ricordare come non siano state trovate associazioni significative tra i livelli di forza e le variabili di attività fisica considerate nel presente studio. Tuttavia, nel calcio femminile, le qualità di forza vengono ritenute importanti per altri motivi, come ad esempio quelli di tipo preventivo (Datson et al., 2014).
Per la prima volta sono state riportate correlazioni significative tra la performance nel test di sprint e l’attività fisica delle calciatrici in partita. Tra le diverse qualità fisiche prese in considerazione, le qualità di sprint sembrano influenzare maggiormente i picchi di velocità raggiunti in partita e in misura minore la distanza percorsa con un’elevata accelerazione. Interessante notare che la performance in test di sprint molto brevi (ad esempio 5-m) non sembra molto indicativa e che l’entità delle correlazioni cresca considerando sprint più lunghi quali i 10-m o i 15-m. In questo caso i risultati del presente studio sono in accordo con quanto riportato nel calcio maschile (Rago et al., 2018). Infine, la prestazione nel test di salto verticale è risultata significativamente associata solo ai picchi di velocità di corsa raggiunti in partita. Alcuni studi hanno suggerito che il salto verticale e lo sprint (spostamento principalmente orizzontale) rappresentino due abilità motorie ben distinte tra loro (Vescovi & McGuigan, 2008). Tuttavia, nel presente studio, queste due abilità sono risultate significativamente correlate tra loro. A supporto di questi risultati, una recente ricerca ha suggerito che le qualità di potenza muscolare degli arti inferiori possano essere misurate sia nel salto verticale sia nello sprint arrivando a conclusioni molto simili tra loro (Marcote-Pequeno et al., 2019).
In conclusione, i risultati del presente studio suggeriscono che i test di sprint e i test di salto verticale forniscono informazioni su alcune qualità fisiche delle calciatrici che influenzano (almeno in parte) l’attività fisica in partita (in particolare quella più intensa). Al contrario, le qualità di forza massima non sembrano avere un legame diretto con le variabili di attività fisica prese in considerazione nel presente studio. I risultati della ricerca sono i primi che forniscono informazioni relative alla possibile influenza delle qualità neuromuscolari sulla prestazione fisica delle calciatrici. Studi futuri dovranno essere condotti al fine di ampliare le conoscenze specifiche nel calcio femminile dato che, in considerazione delle differenze di genere, non sembra possibile effettuare una semplice trasposizione delle informazioni provenienti dal calcio maschile.
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