Abstract
Se la preparazione atletica, ha tracce fin dal 1928, la figura del preparatore atletico professionista, si affaccia nel calcio molto più tardi: fine anni 60.
Da quegli anni, il preparatore, ha ampliato le proprie competenze, fino a dare spazio, sempre più precocemente, al recupero degli infortunati.
Se solo qualche anno fa tale ruolo veniva considerato un lavoro di secondo ordine, oggi sempre più professionisti del settore ricoprono con competenza, questo ruolo estremamente importante.
“La prevenzione delle malattie non comprende solo misure finalizzate a prevenirla, come ad esempio la riduzione dei fattori di rischio, ma riguarda anche misure volte ad arrestare l’evoluzione di una malattia già insorta e a ridurne le conseguenze.”
Questa è la definizione in merito alla PREVENZIONE rilasciata dall’ O.M.S. che, anche in termini di infortuni sportivi, ne spiega bene il concetto, sottolineando anche l’aspetto post-patologico!
Deve essere chiarito bene il concetto che, senza una opportuna valutazione dell’Atleta, una successiva raccolta dati oltre ad una attenta interpretazione degli stessi, non è possibile sviluppare il concetto di PREVENZIONE.
All’interno del concetto “PREVENZIONE”, devono essere inseriti tutta una serie di elementi identificativi dell’Atleta preso in esame, che ne caratterizzano il momento specifico.
Tali elementi identificativi vanno ricercati in:
- SFERA PSICO-EMOTIVA (es. controllo dell’ansia, aggressività…)
- STILE DI VITA (es. alimentazione, qualità/quantità del sonno)
- GENERE (uomo / donna)
- L’ETA’
- INFORTUNI PREGRESSI
- BASE FISICO-ATLETICA (necessità di una individuale pianificazione/programmazione degli allenamenti)
- MODALITA’ DI GESTIONE DEL GRUPPO DA PARTE DELL’ALLENATORE, COINVOLGERE E RENDERE PARTECIPI TUTTI QUANTI AL PROGETTO COMUNE DA PERSEGUIRE INSIEME.
Risulta quindi fondamentale, nella gestione della prevenzione il COINVOLGIMENTO DI DIVERSE FIGURE ALTAMENTE SPECIALIZZATE QUALI:
- ALLENATORE
- MEDICO SOCIALE
- PSICOLOGO SPORTIVO
- ALLENATORE FISICO-ATLETICO
- NUTRIZIONISTA
- FISIOTERAPISTA
Ma risultano determinanti anche altre figure, fondamentali nella vita sociale dell’Atleta:
- (es. MOGLIE, FIGLI, AMICI)
La conoscenza di ognuno di questi fattori e la loro conseguente analisi, porta a sviluppare una IMMAGINE CHIARA dell’Atleta di quel momento particolare, tale da poter programmare un percorso preventivo individualizzato su ogni fronte!
Vediamo quindi nello specifico quali sono le VALUTAZIONI che un ALLENATORE FISICO deve proporre ai propri Atleti per fini preventivi.
Credo opportuno che una valutazione di base, debba essere “alla portata di tutti” nel senso che, essendo Educatori del Movimento, dovremmo essere in grado di sviluppare una batteria di test a prescindere dalle attrezzature che ognuno di noi possa avere a disposizione!
E’ il ragionamento su cosa vogliamo analizzare ed il continuo aggiornamento su evidence based, il punto di partenza dal quale poter scegliere i test e monitorare con criterio i nostri Atleti.
Partendo per esempio da test come F.M.S.; Y.B.T; S.L.H.B.T. (Single Leg Hamstring Bridge); HOP TEST e TRIPLO HOP TEST; per citarne alcuni, avremo, senza particolari impegni economici, una iniziale batteria di valutazioni che ci permetteranno di costruire un percorso preventivo.
È chiaro che potendone disporre, potremmo sfruttare devices molto evoluti per valutazioni raffinate (es. pedane dinamometriche e analisi del movimento con videocamere e software dedicati).
Vorrei dare breve cenno anche ad un particolare indice, ormai a tutti noto, ovvero la VARIABILITA’ CARDIACA o H.R.V.
Fin dai tempi dell’antica Cina si era capito quanto importante fosse un battito cardiaco non regolare:
“Se il battito cardiaco diventa regolare come il ticchettio del picchio o il gocciolio della pioggia sul tetto, il paziente morirà entro quattro giorni.” (Wang Shuhe, Medico vissuto intorno al ‘200 d.c.).
Oggigiorno, i dispositivi per monitorare tale parametro vanno dal braccialetto, ad anelli, al semplice telefono con software dedicato e ci permettono di capire un concetto fondamentale: come corpo e mente possano interagire tra loro e adattarsi o meno agli “stressor” della vita compresa l’attività fisica.
Infatti, l’H.R.V. è una misura che indica come i battiti cardiaci cambiano in un determinato periodo di tempo ed è strettamente collegata all’equilibrio tra il SISTEMA SIMPATICO E IL SISTEMA PARASIMPATICO.
Perché’ può essere utile monitorarla costantemente? Perché’ in maniera molto semplicistica, ci permette di capire lo stato di equilibrio psico-fisico di un Atleta e quindi cercare di “spingere sull’acceleratore oppure rallentare”.
Fig 1: Variabilità cardiaca
NOTA: rMssd:
dato maggiormente conosciuto e usato dagli sportivi e da coloro che debbono mantenere elevate prestazioni intellettive che riporta la misura dell’attività del sistema parasimpatico in uno specifico arco temporale. Un valore basso di rMSSD è indice di una scarsa attività parasimpatica e di difficoltà nel recupero da uno sforzo fisico o da una situazione ad elevato stress emotivo.
Abbiamo quindi terminato di testare i Nostri Atleti!
Una volta quindi acquisiti tutti i dati, si inizieranno a formare i gruppi all’interno dei quali inserire gli Atleti per la prevenzione.
L’attività di prevenzione si svolge nel PRE-ALLENAMENTO, ha una durata di 15-20’, e ciò che mi preme sottolineare, è che ha un minimo impatto nel carico globale complessivo dell’Atleta, in quanto i contenuti sono di tipo CORRETTIVO, e assolutamente coadiuvanti l’esercizio fisico proposto dal Preparatore incaricato del programma di forza e dal Preparatore che segue la squadra in campo.
Inoltre, ciò che viene proposto nelle sedute preventive è propedeutico e migliorativo di quegli schemi motori, che vengono utilizzati normalmente negli allenamenti di squadra. Tutto questo dovrebbe contribuire, come risultato finale, a medio ed a lungo termine ad un miglioramento delle qualità motorie oltre naturalmente ad un impatto positivo sulla prevenzione agli infortuni.
La gestione della frequenza degli Atleti, per quanto riguarda la prevenzione, passa attraverso una chiara e precisa comunicazione:
- del luogo dove si effettua la prevenzione (sala fisioterapisti oppure palestra…),
- Dell’orario (inizio / fine seduta)
- Dell’operatore con il quale svolgere la seduta.
Per tali aspetti comunicativi mi avvalgo di:
- Tabella descrittiva
- messaggio telefonico,
- Televisore, all’interno degli ambienti del Centro, con comunicazioni delle attività.
Fig. 2
Le schede vengono poste all’interno di un casellario con nominativo dell’Atleta e vengono prese all’inizio della seduta e riposte alla fine.
Molte di queste idee mi sono state regalate dal collega, ma soprattutto Amico Prof. Francesco Perondi, al quale è doveroso un grande ringraziamento, con il quale ho condiviso e continuo tutt’ora a condividere idee e modalità esecutive inerenti alla prevenzione e non solo…
Negli anni, la mia tendenza relativa alle esercitazioni preventive è stata quella di individualizzare il più possibile le schede, cosa che ho fatto da quest’anno. Il lavoro triplica, ma ho notato da subito, un maggior coinvolgimento degli Atleti e un netto miglioramento dei risultati prefissati.
Le schede hanno valenza mensile e, comunque non vengono cambiate prima che l’Atleta abbia acquisito il pieno controllo, padronanza, miglioramento di ciò che gli viene richiesto.
Sono a conoscenza che il cambiamento degli esercizi debba essere proposto nel momento in cui si ha un beneficio, ma è anche vero che questo può essere fatto più facilmente quando si seguono Atleti singolarmente; quando si segue un gruppo di 25-30 persone, questo diventa molto più difficile.
Per avere un feedback sull’efficacia del programma con gli eventuali miglioramenti, personalmente svolgo il RE-TEST nel mese di dicembre e successivamente a termine campionato.
Da quest’anno, ho inserito una ulteriore scheda: si tratta di un programma di esercizi personalizzati di un Atleta che nel corso della settimana abbia avuto un piccolo risentimento tale da non considerarlo “infortunato”, quindi allenabile, ma che comunque necessiti di una integrazione di esercizi specifici. Ecco, in questo caso, il giocatore lascia temporaneamente la scheda preventiva di “base” per svolgere gli esercizi del caso specifico e solo alla scomparsa dei sintomi sopraggiunti, ritorna alla scheda “base”. Anche questa strategia credo possa essere importante ai fini preventivi!
Vediamo adesso alcune immagini di tabelle che riassumono un po’ tutto quanto detto fino ad ora:
La tabella 1 raggruppa, la squadra e la frequenza delle sedute preventive, le assenze, gli atleti infortunati (in rosso), le assenze per Nazionale (in celeste), i giorni liberi (in giallo), i Match (in viola), cercando così di avere sotto controllo un po’ tutta la situazione
mese dopo mese.
Tab 1
La tabella 2 invece, indica il resoconto negli anni delle frequenze preventive, degli infortuni e dei grafici relativi.
Tab 2
Nella tabella 3 invece vengono evidenziati i cambiamenti della squadra a inizio anno e a fine anno…
Tab 3
La gestione del gruppo così descritta sotto l’aspetto preventivo, ma chiaramente anche con tutti gli altri molteplici e importanti elementi che abbiamo descritto in precedenza, hanno portato negli ultimi tre anni ai risultati evidenziati nella figura sottostante:
fig 4
Risultati, questi, che devono darci la forza e la consapevolezza che meglio fare, che stare a guardare cosa succede… meglio prendersi responsabilità nel proporre qualcosa di nuovo che dare la colpa a questo o a quello quando un nostro Atleta subisce un infortunio!!
(Parte 2°: IL RECUPERO DI UN INFORTUNATO)
La mia prima scuola, dopo le superiori, è stata l’ormai vecchia e passata I.S.E.F. quando ancora, come test di entrata, si doveva svolgere un percorso fisico a tempo fatto di capovolte, di verticali, di passaggio su trave arrampicata su fune e quadro svedese!! Oggi il corso di Laurea in Scienze Motorie è la sua naturale evoluzione.
Ho sempre avuto però una “simpatia” per chi avesse qualche problematica, nel senso che mi dava molta gratificazione, il vedere persone che potessero beneficiare di un progetto motorio per tornare ad una vita normale o sportiva post infortunio. Ecco perché ho scelto la strada del recupero infortunati, anziché quella per il miglioramento della performance di un Atleta, in questo caso di un calciatore.
Sono ormai passati ben 22 anni nel calcio professionistico e non ho nessun rimpianto, anzi, solo ringraziamenti per ciò che questa parte del lavoro dell’Allenatore Fisico mi ha dato.
Se solo qualche anno fa tale ruolo veniva considerato un ruolo di secondo ordine, oggi sempre più professionisti del settore ricoprono con competenza questo ruolo per me estremamente importante.
Premesso che sono sempre stato a favore del rispetto dei ruoli e delle competenze, l’Allenatore fisico che intende intraprendere questo compito all’interno di uno staff, non deve sostituirsi al Fisioterapista o al Medico, bensì, inserirsi naturalmente nel percorso di recupero, portando il proprio punto di vista e le proprie competenze sempre in collaborazione (indispensabile) con tutte le figure che ruotano intorno all’infortunato.
Chiaramente le competenze del Preparatore devono essere sorrette da solide conoscenze in questo caso allargate alla sfera medica, si deve conoscere per esempio quale sia l’attuale classificazione delle lesioni muscolari oppure cosa significa “legamentizzazione del l.c.a. “, questo per ottimizzare la tipologia di lavoro da svolgere con l’infortunato, inserendo i giusti esercizi, nel momento giusto, per il tipo di problematica che si sta trattando.
Un buon risultato finale deriva dal giusto percorso che viene fatto dall’infortunato, per cui tutto inizia da una corretta Diagnosi ed una conseguente corretta prognosi da parte del Medico. Questo avrà un peso determinante per il percorso di recupero, così come fondamentali saranno tutte le valutazioni intermedie effettuate da fisioterapisti, preparatori e le altre figure coinvolte nel progetto di recupero.
Nota: la legamentizzazione del l.c.a.:
È un lento processo di rimodellamento (“legamentizzazione“) che in 6-12 mesi ne modifica profondamente le caratteristiche biomeccaniche trasformando il tessuto tendineo in tessuto legamentoso attraverso un processo di rivascolarizzazione e sinovializzazione.
Così come nella prevenzione si utilizzano delle batterie di test, anche nel momento in cui si inizia a lavorare con un infortunato, si deve partire da una sua iniziale valutazione.
Porteremo avanti come esempio una lesione muscolare degli hamstring descrivendone le valutazioni iniziali, intermedie e finali, prima del ritorno in campo.
La tabella sottostante indica la tipologia di valutazione che viene da me proposta come valutazione iniziale dopo il passaggio Fisioterapista-preparatore.
Tab 4
TEST DI VALUTAZIONE HAMSTRING INJURIES (GENERALE)
MUSCOLO INTERESSATO | |
SPRINTING type – STRETCHING Type | SCELTA PROTOCOLLO DI RECUPERO |
RECIDIVA | SI\NO |
SCALA VISIVA | |
SQUAT 90° | Posizionare cavità poplitea altezza lettino, un passo avanti, eseguire squat 90°con talloni bassi, ginocchia avanti, sedere che tocca il lettino. DOLORE? |
SINGLE LEG SQUAT 45° | Posizionare lettino a meta’ coscia. Eseguire il test un passo avanti, toccando lettino. DOLORE? |
SINGLE LEG RAISE | Con goniometro flettere la gamba estesa al massimo delle possibilita’ |
PASSIVE KNEE EXTENSION TEST (PKET) | Con goniometro, supino distendo il ginocchio con anca a 90° |
MAX HIP FLEXION ACTIVE KNEE EXT TEST | Con goniometro, supino, il soggetto mantiene il ginocchio flesso con le mani, ed estende attivamente la gamba |
MISURAZIONE DELLA FORZA
ISOMETRIC INNER-RANGE STRENGHT TEST | soggetto prono, gin 90°, con dinamometro, misurare la forza espressa su 3 rpz |
ECCENTRIC MID-RANGE STREIGHT TEST | soggetto prono, la gamba interessata flessa di 2 piedi dal lettino, l’operatore ext la gamba con dinamometro. 3 rpz |
90° ECCENTRIC TEST | soggetto supino gin. a 90°, vincolato alla pelvi e ginocchio controlaterale con cinghia, misurazione in estensione e dinamometro della forza ecc. 3 rpz |
DOUBLE SINGLE LEG BRIDGE | soggetto supino, piega il ginocchio ponendo il piede sulla linea articolare del controlaterale, flette l’altro, ext il busto 3 rpz. |
SINGLE LEG BRIDGE TEST | soggetto prono, ginocchio flesso 30° su step altezza di 60 cm, estende il bacino |
Fig. 5 dinamometro e goniometro per valutazione
Una volta valutati tutti i parametri e le differenze con l’arto controlaterale, si procede alla stesura di un protocollo individualizzato, specifico per ruolo.
A mio parere non esistono protocolli standard da utilizzare; esiste un individuo con una problematica che risponderà sicuramente con modalità diversa agli stessi esercizi proposti ad un altro Atleta. Starà a noi individuare il percorso per lui ottimale e quali varianti inserire, nel rispetto della sua problematica!
L’Atleta, quindi, prosegue il suo percorso fino a quando non saranno necessari altri tipi di valutazioni che monitorano e valutano più specificatamente le sue condizioni fisico-atletiche:
inseriremo quindi:
- Nordic test: valuta la quantita’ di forza eccentrica e l’eventuale differenza arto destro e arto sinistro (attraverso una pedana specifica di valutazione)
- Askling test: consiste nell’eseguire 3 flessioni di anca a ginocchio esteso a velocità massima con utilizzo di un tutore bloccato a 0° e valutarne il “confort o disconfort” e l’eventuale dolore dell’Atleta nello svolgimento del test
- Sprint test: valutazione di uno sprint massimale su 30 mt, video registrato e successivamente analizzato da un software dedicato per la valutazione e discriminazione dell’accelerazione iniziale e della velocità massima raggiunta. (utile a tal proposito, avere uno storico precedente all’infortunio).
Mi preme sottolineare quanto importante possa essere, a prescindere dalla valutazione eseguita e dai parametri rilevati, che possono dare un Atleta pronto al rientro, tre semplici ma a mio parere fondamentali domande da fare, che sono:
- Hai dolore alla palpazione?
- Hai dolore durante l’allungamento?
- Hai dolore durante la contrazione?
- Senti differenza tra arto destro e arto sinistro?
Una risposta affermativa ad una o più di queste domande indicano, a mio modo di vedere, che l’Atleta, anche se ha superato i test fisici brillantemente, necessita di ulteriore tempo per ottimizzare tali parametri che devono essere silenti!
Il monitoraggio dell’Atleta deve essere costante, quotidiano, continuo nel tempo e il più possibile esaustivo nei contenuti, per cui dovrà essere monitorato anche da un punto di vista del carico esterno attraverso l’uso del Gps. Questo permetterà di stabilire la differenza tra carico attuale, rispetto a quello sviluppato nei momenti precedenti l’infortunio, dando modo di lavorare su quei parametri che ancora risultano deficitari per un completo rientro in gruppo.
Tab 5
Monitoraggio atleta infortunato, parametri Gps utilizzati
Conclusioni
Il calcio, così come in ogni altro Sport o più semplicemente nella vita in generale, non può prescindere dal concetto di Prevenzione, specifica o generale che sia. L’attesa dell’evento patologico e la speranza che questo non avvenga, senza una corretta prevenzione è un concetto ormai passato e non più utilizzato; è necessario un aggiornamento continuo affinché vengano utilizzate tutte le possibili strategie per ridurre infortunio e\o patologia. È nostro compito quindi essere partecipi di un progetto a lunga durata, in continua trasformazione, non essere mai sazi ma anzi essere sempre curiosi, mettendosi in discussione affinché i nostri metodi, le nostre strategie, possano essere utili e sempre più efficaci in una logica di lavoro di squadra. Contribuire con le altre figure professionali ad ottenere sempre più risultati ottimali per ciò che di più caro l’essere umano possa avere: la salute e il suo mantenimento.