Una buona preparazione fisica e mentale sono alla base per compiere una scalata di un 8163 metri in completo stile alpino e senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare. Donatella Polvara, nel suo articolo uscito su Scienza&Sport di gennaio, ci parla di come il supporto di un’alimentazione adeguata con consigli nutrizionali mirati, l’uso di L-carnosina, caffeina, aglio iniziato due mesi prima dell’ impresa e il mix di carboidrati a lento ed immediato rilascio utilizzati durante la scalata hanno coadiuvato la fase di acclimatamento, garantendo l’apporto energetico ottimale per le attività cerebrali e muscolari mantenendo nel tempo della pura scalata la performance fisica.
Abstract
Un sistema standardizzato e valido di alimentazione in altissima quota è utile per supportare l’alpinista durante il periodo di acclimatamento, per evitare il calo di forze, mantenere efficiente l’attenzione cerebrale, limitare la formazione di acido lattico a livello muscolare e quindi avere costanti nel tempo le prestazioni, incrementando l’efficienza di scalata e riducendo i tempi per raggiungere la vetta. Così diminuisce pure il rischio di disidratazione, congelamento e perdita delle attività cerebrali oltre la Death Line. Il progetto di studio ha visto nel mese di ottobre 2016 un uomo di 33 anni scalare il Manaslu (8.163 m) in solitaria senza l’ausilio dell’ossigeno supplementare e raggiungere la vetta, in completo stile alpino, utilizzando un’alimentazione basata sui diversi princìpi nutrizionali. L’alpinista ha superato la fase di acclimatamento e quella di recupero tornando al campo base senza riportare danni fisici, dovuti al freddo e alle condizioni estreme.